Prospettive per la montagna piemontese 2020-2030

Il concetto di comunità è fondamentale. E per vivere la montagna occorre prima di tutto essere comunità.

È la radice di ogni approccio culturale, istituzionale, politico. La presenza degli uomini nelle montagne è riuscita ad aver ragione sulle difficoltà strutturali e sulle sperequazioni. Chi ha scelto di vivere nei territori montani e nelle aree interne e rurali deve poter rimanere sui territori stessi. Il senso di coesione, le comunità, permettono ancora di evitare che la solitudine dell’individuo diventi disperazione disgregante, favorisca l’abbandono, e che passi nelle nostre vallate quel modello di periferia in cui la gente non ha più il senso della vita, il senso del rapporto umano, il senso del valore e del limite di un’esperienza umana. Si devono innestare nei territori nuove progettualità e nuove persone, agendo sull’alto grado di apertura delle comunità alpine e appenniniche, dei paesi e dei borghi. Comunità – secondo quanto scriveva e ripeteva Adriano Olivetti – è un concetto socio-antropologico che sul piano istituzionale è orizzontale e rispettoso delle identità, e che rimanda a una convivenza fatta di un progetto comune e non di una logica coercitiva, a una decisione fondata sulla collettività e non sull’imposizione, a un’esistenza che è fatta di libertà di adesione anziché sull’omologazione.

L’Europa della competitività, della velocità  e capacità di trasmissione dati da un punto all’altro del Pianeta, delle grandi città cablate rese sempre più “anonime” si fermi un istante e rifletta.

Vivere in montagna o meglio vivere la montagna potrà dare un senso pieno al significato della vita…

1 Governance della montagna

Deve essere restituita agli Enti locali una capacità operativa, consentendo un migliore riparto del gettito fiscale delle imposte locali. Una politica europea efficiente ed efficace deve poter puntare l’obiettivo sulle aree marginali, sui piccoli comuni, sulle attività agrosilvopastorali, artigianali e commerciali.

Tuto ciò deve essere posto al centro delle politiche comunitarie per il riequilibrio tra territori, ciò riguarda soprattutto l’Italia, ma altri paesi (dall’arco alpino ai Pirenei, alle zone meno addensate di Polonia, Ungheria si trovano sostanzialmente nella stessa situazione. La politica nazionale in Italia non ha contribuito a colmare questo gap che oggi si fa sempre più manifesto.

2  Nuove frontiere del turismo

Occorrono Misure particolarmente indirizzate al sostegno della montagna tramite la promozione del turismo.

Ove questo già si è verificato abbiamo assistito alla rinascita dei borghi alpini . Occorre procedere su questa strada che ha portato rigenerazione dei villaggi, investimenti, aumento della spesa, nuove imprese. Parlare di borghi è ormai abitudine sui media e tra gli addetti ai lavori.

Occorre promuovere la redazione di un  Piano strategico del Turismo Europeo che permetta la transitabilità dei turisti europei sul proprio territorio ma sappia offrire suggestioni a potenziali turisti extraeuropei.

Assieme ai pilastri storici del turismo nelle aree montane: invernale con gli sport della neve e del ghiaccio, estivo con l’outdoor, il benessere, il plen air, occorre insistere sulla promozione del turismo del benessere: cibo, acque, enogastronomia di qualità… puntando anche sul turismo accessibile per persone in difficoltà e portatori di handicap.

3 Gestione forestale e filiera foresta legno

L’Europa è poco dipendente da paesi terzi per l’importazione di derrate alimentari ma molto dipendente per importazione di legname non tanto da opera ma legname destinato alla combustione.

Il sistema selvicolturale europeo sarebbe  in grado di competere con i sistemi mondiali. In qualità prima di tutto.

4  Innovazione sostenibile e imprese in montagna

È sull’innovazione che si gioca gran parte della competitività territoriale di Alpi e Appennini a livello europeo. Costruire smart communities, dove le imprese hanno l’opportunità di investire, vale il futuro e molti posti di lavoro nelle aree interne. Il digital divide corre veloce e rischia, senza opportuni investimenti e impegno istituzionale, di avanzare, trasformandosi in maggiore divario economico tra zone urbane e montane. In Italia ci aiutano i 3,5 miliardi di euro che verranno investiti nei prossimi tre anni per la posa della Banda ultralarga, per l’Agenda digitale stessa. L’infrastruttura è il viatico per i servizi nuovi e anche per gli investimenti delle imprese.

In vista dell’arrivo del 5G e dunque delle nuove frequenze per il sistema radio-televisivo, serve un piano di investimenti statale specifico per aumentare i ripetitori (per telefonia e per tv) e per adeguarli ai nuovi standard tecnologici. Il rischio è infatti che alla cablatura per la banda ultralarga, non si unisca un piano per i servizi di comunicazione base (legati in particolare alla telefonia mobile) che in molte aree montane del Paese sono ancora carenti, insufficienti e inadeguati. L’Europa potrà darci tutto questo?

Incominicamo a chiedere ai nostri rappresentanti di battersi perché l’Europa diventi un forte alleato per ottenere questi obiettivi.

Il territorio montano ha necessità di start up, di nuove tecnologie, di strumenti che riducano distanze fisiche e migliorino la vivibilità dei territori, compatibili con territorio, ambiente, paesaggio. Condivisi da Amministrazioni pubbliche e comunità. I territori devono guardare a imprese della bioedilizia, della robotica, dell’Ict e delle telecomunicazioni, della green economy, del riuso e dell’economia circolare.

Il sistema di comunicazione è decisivo nei territori. Mentre l’Italia prova a costruire la sua Agenda digitale nazionale, diventa importante costruire un’Agenda digitale per le Aree interne e montane, parallela e con contenuti specifici. In questa vanno orientate le iniziative di marketing promozione, comunicazione interna ed esterna dei territori con tutti i soggetti pubblico-privati che vi lavorano. Il gap comunicativo tra imprese ed Enti delle aree interne, con quelle delle zone urbane, incide sul successo di iniziative e progettualità. Questo divario va colmato con formazione strumentazione da affidare a chi opera sui territori. Tv, web, social, giornali, radio sono strumenti da mixare in una strategia di comunicazione territoriale che garantisce successo a eventi e progettualità.

5  Fiscalità e premialità di montagna

Nella fase di riordino del sistema fiscale per il settore privato, è importante lavorare per l’introduzione di criteri di selettività e peculiarità per i territori montani. Devono essere sperimentati sistemi per applicare un’Iva agevolata alle imprese che rispettano criteri sociali e ambientali.

Un riordino fiscale permetterebbe di sostenere le imprese esistenti sui territori montani e allo stesso tempo favorire l’insediamento di nuove aziende ed esercizi commerciali. Qualsiasi intervento ha come obiettivo il contrasto alla desertificazione e dello spopolamento.

6  Cultura e scienza della montagna

Le aree interne e montane del Paese, Alpi e Appennini, sono un’incredibile scrigno di risorse e beni culturali: castelli, monumenti, ruderi, ecomusei, spazi aperti. Sono fattori di attrazione turistica e devono essere valorizzati. Sono elementi della storia del Paese.

Le lingue minoritarie hanno plasmato la vita e l’evoluzione delle comunità negli ultimi dieci anni. In Italia La legge 482 del 1999 deve essere supportata e finanziata ulteriormente: la piena e positiva attuazione spetta al Ministero degli Affari regionali e delle Autonomie. Oggi la legge 482 rappresenta uno strumento importante per la vitalità dei territori: conservare la biodiversità si accompagna alla conservazione del patrimonio linguistico storico. Un grande patrimonio del Paese. Da proteggere, insegnare, conoscere. Ma l’Europa potrà darci ulteriori contributi, e non solo economici, per questi obiettivi.

7 Servizi e Infrastrutture

Rinnovare i servizi scolastici, sociali, socio-assistenziali, sanitari è decisivo. Rinnovare, mantenere scuole, welfare, sanità vuol dire ripensare i modelli di intervento dello Stato sul territorio. “Scuole di valle”, nuovo sistema di soccorso in emergenza, “Case della salute” per i medici di base, “infermieri di comunità”, “comunità di pratica” sono alcuni degli strumenti operativi approntati negli ultimi anni in diverse Regioni che hanno permesso, senza eccessivi aumenti della spesa pubblica, di generare opportunità e sicurezza tra comunità e anche turisti.

Le Cooperative di comunità possono essere sostenute, incentivate, a livello nazionale e regionale. Sono avanzati sistemi di impegno delle comunità, congiunto dei cittadini, per generare servizi e sviluppo. Un modello avanzato in Europa, che fa scuola. Il loro valore va colto, non imbrigliato da norme e burocrazia, bensì incentivato ed esteso.

La rete viaria nelle aree interne è il vettore della crescita e dell’esistenza stessa delle comunità e dei territori.

Rispetto alle concessioni autostradali, può essere importante individuare una parte del gettito del pedaggio incassato dagli Stati da destinare alla manutenzione della rete viaria secondaria di ogni paese europeo. Si tratterebbe anche questo di un riconoscimento dell’importanza dei territori attraversati dalle grandi reti autostradali e ferroviarie, favorendo politiche di sviluppo locale basate non sull’aumento della spesa pubblica bensì con un patto tra soggetto pubblico del territorio e soggetto privato che detiene la Concessione.

La mobilità nelle valli alpine e appenniniche richiede un impegno nel ripensare sistemi di trasporto pubblico, anche con modelli avanzati quali car pooling e car sharing, specifici per turisti e comunità dei territori.

8  Territorio e biosfera

È prioritario elaborare un programma di ampio respiro riguardante la prevenzione e la manutenzione del territorio montano rispetto ai fenomeni di dissesto, in grado di assicurare il controllo costante e permanente, la riduzione progressiva dei fenomeni di dissesto e la limitazione dei danni provocati delle calamità naturali, oggi sempre più frequenti anche a seguito dei cambiamenti climatici in atto.

Nel quadro complessivo è da prevedere la riduzione dell’imposizione fiscale sugli interventi in campo ambientale e di natura idrogeologica, introducendo l’IVA agevolata al 10% o anche in percentuale inferiore. Si tratta di un programma di interventi in grado di fornire non solo benefici diretti per la Montagna, ma anche benefici indiretti per l’intero territorio regionale/nazionale.

9  Economia circolare e servizi ecosistemici

La piena attuazione della legge 221/2015 per quanto riguarda il nostro paese è decisiva per la transizione del Paese stesso in una fase post-fossile, secondo quanto sancito dalla Cop21 di Parigi, secondo gli alti valori dell’”Ecologia integrata” incardinati nella lettera “Laudato Sì” di Papa Francesco.

La green economy ha il suo fulcro nelle zone montane, bacini naturali di risorse. È concreta e misurabile, con tre numeri chiave: i gigawatt di produzione da fonti rinnovabili, le tonnellate di Co2 stoccate e dunque sottratte all’atmosfera, la quantità di rifiuti ridotti in un arco di tempo, riciclati e riutilizzati. I territori montani sono area decisiva per l’attuazione di queste politiche: qui si trovano foreste, prato-pascolo, distretti idrografici. Acqua e legno sono il petrolio verde dell’Italia che deve essere utilizzato e protetto, lontani da logiche esclusivamente conservative assolute.

Le politiche per la green economy devono essere sostenute da un piano di finanziamenti e di interventi normativi per garantire in particolare la valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali, l’attuazione della Strategia per le Green Communities, la costruzione delle Oil free zones. Il “Collegato ambientale” deve essere la via maestra per la totale decarbonizzazione, l’aumento dell’uso di energie verdi, la promozione della circular economy, la costruzione di edifici pubblici e privati che non consumano energia, l’aumento dell’e-mobilità, la riduzione del consumo di suolo per invece favorire il recupero e il restauro di edifici, pubblici e privati, borghi e aree residenziali.


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