Torino e Area Metropolitana visione comune pianificata.

In una fase istituzionale governata a livello locale ( Comune di Torino, Provincia, Regione) e a livello Nazionale dal centrosinistra si sono commessi una serie di errori, tra i quali l’abolizione della provincia di Torino e la sostituzione con la città metropolitana senza aver prima, definito un progetto strategico e un indirizzo programmatorio per gestire la nuova fase. Problema rimasto irrisolto anche dopo l’inizio e la gestione della prima fase con Fassino e, della seconda, con l’ Appendino. Per avviare la riforma abbiamo avuto due anni di discussioni tra i diversi livelli Regionale, Provinciale e comuni interessati. Eravamo tutti consapevoli che, avviare una nuova fase, avrebbe comportato un cambio di passo. Bisognava attrezzare l’esistente per recepire al meglio gli elementi di novita’ introdotta dall’elezione di secondo grado dei nuovi decisori politici. il 17 aprile, nella Sala delle Colonne di Torino ho partecipato ad un convegno, organizzato dal Gruppo Consiliare del PD della Città di Torino, che ha visto la partecipazione di tutti i soggetti apicali del partito, cittadino e provinciale, interessati a rendere operativa la legge Del Rio. Oratori autorevoli quali Piero Fassino , Sindaco della città di Torino e Stefano Lo Russo, capogruppo. Entrambi difensori della legge Del Rio e della conseguente attuazione integrale, facendo coincidere la citta. metropolitana con i confini Provinciali. Questa posizione era avversata, strumentalmente , da Saitta che avrebbe dovuto abbandonare la Presidenza in favore di Fassino e dal capogruppo in consiglio provinciale, Silvia Freglolent. Mentre Tutti i più autorevoli rappresentanti del PD, erano naturalmente, per l’attuazione del decreto Nazionale : dal Segretario regionale Gianfranco Morgando, al capogruppo della Regione Piemonte Aldo Reschigna , al senatore Mauro Marino Queste diverse visioni erano conosciuti da tutti coloro che, in qualche modo, seguivano le vicende politiche nostrane. Discutevamo spesso, nei nostri incontri associativi ,di questo paradosso e contrasto tra gli eletti in Provincia e gli altri organismi eletti del PD. Con Sergio Rogna ed altri membri di Alleanza dei Democratici abbiamo sollecitato il nostro compianto socio, Giulio Cesare Rattazzi, vicepresidente del Consiglio Comunale di Torino, di sollecitare il gruppo consiliare del PD di avviare un confronto e un approfondimento su un tema fondamentale per il governo del territorio di Area Vasta. Per organizzare l’evento abbiamo coinvolto Sivio Viale e le altre associazioni “Civiche” :Adelaide Aglietta (Igor Boni); Idea per Torino (Pietro Borla); Libertà Eguale (Gigi Brossa) , patto d’azione per le riforme (Davide Ricca) Il mio intervento, in dissonanza con la maggior parte dei presenti, partiva da lontano e da una una considerazione generale . All’ accelerazione dell’indebitamento Italiano , avvenuto soprattutto nel corso e alla fine degli anni 80, per una politica sconsiderata del governo, avevano contribuito anche le regioni. Per questo motivo sono stato, da sempre , per l’ accorpamento delle regioni e nel contempo, strenuo difensore delle province, cosi come li conoscevamo in costituzione. Contrario al loro proliferare, e alla nascita di sempre nuovi organismi. Favorevole, dunque alle Macro Regioni, così come previste dalla fondazione Agnelli e dal senatore della Lega professor Miglio. Cio’ premesso, ho posto il problema della competitività dei territori e come rendere compatibile e portare avanti il piano territoriale provinciale nel nuovo organismo che avrebbe visto una forte presenza “Politica” di Torino rispetto alle zone periferiche di Area Vasta. Il Sindaco della città capoluogo è il Presidente della “Nuova Provincia”. . Il tema dunque era porsi in primo luogo il problema di come sviluppare , all’interno del nuovo organismo una pianificazione territoriale a due livelli circolari. Tenuto conto che la sovrapposizione della città Metropolitana con la Provincia, con 315 Comuni, in termini di estensione di superfice, l’avrebbe resa unica nel panorama Italiano, con effetti poco rispondenti ad un corretto sviluppo di aree di per se’ non omogenee. Un primo livello doveva riguardare come affrontare la competitività internazionale con una interazione e integrazione forte tra Torino, che aveva concluso il processo di trasformazione urbana , iniziato dalla giunta Castellani nel 93 con l’approvazione del nuovo piano regolatore nel 95 e gli altri comuni della prima e seconda corona. Il secondo livello di problemi da affrontare e’ come dare risposte ai comuni piu’ piccoli, allo spopolamento delle zone montane e come dare attuazione alle unioni dei comuni in base alle omogeneità territoriali- Due aspetti che andrebbero portati avanti con forza per riprendere fiato e recuperare il tempo perduto. lo spirito della legge 142/90 e 265/ del 99 poi recepite nelle diverse leggi regionali permette ai comuni di dotarsi di uno statuto e di nominare un Presidente e organismi snelli, su base volontaria per una gestione comune delle enormi risorse demaniali per implementare lo sviluppo locale attraverso l’avviamento di attività imprenditoriali in ambito agroindustriale, agroforestale e zootecnico, che valorizzino lòe produzioni presenti sul territorio e in particolare quelle tradizionali, difendano la biodiversità agricola della zona, sviluppino l’occupazione e incrementino il turismo attraverso il lancio di prodotti anche innovativi. La prima domanda che gli organismi dirigenti dovevano porsi era come far convivere queste due diverse esigenze in un organismo politico a forte presenza di Torino e dei comuni più grandi.

Non aver affrontato per tempo queste tematiche ha fatto vivere alla citta’ metropolitana una difficile e caotica fase istituzionale rimasta in un” limbo ordinamentale” con scoramento da parte di molti dipendenti che non sanno quale e’ il ruolo da svolgere. L’unica novità, per il momento resta il cambiamento del nome, ma in una situazione di confusione tra compiti e funzioni che dovevano essere assunte o integrate da Comune di Torino e Regione. C’e’ bisogno di una profonda riflessioni su questi temi. Forse bisogna ripartire ammettendo i nostri errori per ricercare nuove strade.

Loia Corgiat – Pino De Michele – Valentino Castellani

I commenti sono chiusi.